IGNAZIO GIUNTI LA SPERANZA SPEZZATA

Articolo pubblicato il 25-01-2021

IGNAZIO GIUNTI LA SPERANZA SPEZZATA

Di Franco Carmignani

Alla fine della stagione 1970, Ignazio Giunti era diventata la più concreta speranza dell’automobilismo italiano. Arrivato in Ferrari l’anno prima, aveva dovuto superare non poche diffidenze, soprattutto da chi lo riteneva il “solito romano scansafatiche”, non adatto a svolgere il duro lavoro di sviluppo e collaudo della nuova Ferrari 512S, che proprio benissimo non era nata…

Certo, “Gnazio”, da giovane teen ager di famiglia nobile e agiata di origini calabre, aveva avuto il suo periodo da scavezzacollo, tanto da meritarsi il collegio, ma aveva presto trovato nella velocità la passione di una vita. E, da quella bandiera nera che Giulio Baravelli gli aveva esposto a Vallelunga nel 1961 per … troppo entusiasmo con la Giulietta TI bleu preparata da Mauro Urbani, ha iniziato un percorso di grande impegno che attraverso le più svariate esperienze lo ha portato al professionismo.

La GTA è il passaggio fondamentale. Con la GT Alfa bianco-rossa preparato da Franco Angelini, con il quale passa tante nottate nell’officina di Via Gianicolense sempre alla ricerca di quel CV in più, è il “Re” di Vallelunga. Con la macchina ufficiale, talvolta con le insegne del Jolly Club, corre invece in Europa, in circuito, in salita, e anche nei rally, dove è secondo al San Martino di Castrozza, mentre nel ’67 si aggiudica il Campionato Europeo della Montagna di categoria.

L’ Autodelta è l’ambiente ideale per Giunti, che mantiene il suo spirito allegro e amichevole, ovviamente fuori dalle piste. Va d’accordo con Chiti, con Bussinello, e con i compagni di squadra, a cominciare da Teodoro Zeccoli, “Zeccolone”! e “Nanni” Galli, il gemello. Si sono conosciuti a Vallelunga nel primo appuntamento del Criterium dell’Ora 1966, vinto dal pilota pratese. Non c’è rivincita quindici giorni dopo, ma va bene così, perché tra i due nasce una grande amicizia, fuori e dentro le corse. Sono l’equipaggio simbolo della nuova generazione di corridori italiani, sorridenti e scanzonati verso il futuro … tanto che nei lunghi viaggi ognuno al volante di una GTA, per passare il tempo fanno il giochino(!) del paraurti contro paraurti …

Arriva la 33, ed è un ulteriore passaggio verso il top. Alla Targa Florio 1968 con la due litri entusiasmano nel loro duello con la Porsche 907 di classe superiore, di Vic Elford e Umberto Maglioli. All’arrivo sono secondi, stravolti ma felici, poi a Le Mans con un’altra prestazione di rilievo sono quarti e primi tra le due litri.

L’anno successivo si passa alla tre litri, che richiede un lungo sviluppo. Tra una seduta e l’altra a Balocco, Giunti con la 33 dell’anno precedente vince la Ronde Cevenole. C’è intanto chi sta pensando a lui, John Wyer l’ex DS di Aston Martin che ora fa correre le Ford GT40, vincitrici della 24 Ore di Le Mans 68-69, e la stessa Porsche, ma il richiamo della Ferrari è troppo forte anche se è costretto a ricominciare daccapo in un ambiente difficile, che spesso fa sparire quel suo sorriso gentile.

Ma già alla seconda gara Giunti è primo. Succede alla 12 Ore di Sebring, che si corre sulla pista ricavata nell’omonimo aeroporto in Florida. E’ però una vittoria avvelenata quella di Giunti e Nino Vaccarella, con il quale forma un equipaggio equilibrato, tutto italiano. La decisione di far salire Mario Andretti sulla Ferrari numero 21 per l’ultimo stint, non è un escamotage per far esultare il pubblico, ma il tentativo di recuperare il gap attuale dalla Porsche n°48. Come vuoi che la prenda un pilota al quale viene fatto capire che non è in grado di recuperare su Peter Revson, in quel momento alla guida della 908 che condivide con Steve McQueen? Dalle immagini che trasmettono l’entusiasmo di “Piedone”, traspare lo stato d’animo di Ignazio e Ninni …

Un mese dopo a Monza, però, Giunti è il migliore dei piloti Ferrari, mette alla frusta le imbattibili Porsche 917, e convince tutti.

Enzo Ferrari tiene fede agli accordi e lo fa debuttare in F1.

L’occasione per il pilota romano arriva al Gran Premio del Belgio in programma il 7 giugno sul circuito di Spa Francorchamps nella configurazione originale di 14,1 km, dove tre settimane prima si è piazzato quarto nella 1000 km. Giunti può vantare solo una brevissima esperienza in monoposto, ha infatti disputato un paio di corse con una De Sanctis F3 nel 1966 senza entusiasmare, ma trova subito il feeling con la 312B la “rossa” che nasce attorno al motore boxer, con le due bancate contrapposte a 180°.  E’ l’anno d’oro della nuova F1 progettata dall’Ing. Forghieri, tornato al vertice del team dopo il periodo… di riflessione. Certo è che fino a quel momento la 312B non ha ancora concretizzato tutto il suo potenziale. In prova le due “rosse” segnano il quarto e ottavo crono con Jacky Ickx e Ignazio Giunti. In gara “Pierino” accusa ancora problemi, ed è il “rookie” romano a portare in alto il “Cavallino”: è quarto e sfiora il podio, ovvero il terzo posto, che fino a quel momento è stato il miglior risultato della 312B segnato da Mario Andretti. “Piedone”, “Gnazio” lo ritrova a Watkins Glen, dove insieme portano al terzo posto la 512S spider.

Dopo altri tre “assaggi” in F1, non bene al Paul Ricard per il Gran Premio di Francia, decisamente meglio nel Gran Premio d’Austria a Zeltweg, dove è quinto in prova e settimo in gara, e a Monza, quinto in prova a soli sei decimi da Jacky Ickx, ma tradito in corsa da un problema di alimentazione, l’annata si conclude a Kyalami. Insieme a Ickx, Giunti regala una clamorosa rivincita alla 512, ora in versione “M” (modificata), dando la paga alla Porsche 917, nell’omonima 9 Ore, peraltro non valida per il mondiale.

Le vacanze sono di breve durata. C’è da collaudare la sport 3 litri sulla quale ha deciso di puntare Ferrari per la nuova sfida con le 917 di Stoccarda. Siglata ufficialmente 312P come la precedente con motore V12, deriva chiaramente dalla 312B, è come dicono alcuni una “monoposto matrimoniale”, altri invece usano la sigla 312PB per differenziarla.

Fatto sta il 10 gennaio 1971 ci sarà un solo esemplare della vettura iscritto alla 1000 Km di Buenos Aires, gara d’apertura del mondiale sport prototipi, con Giunti, al quale viene affiancato Arturo Merzario.

E’ la consacrazione della nuova giovane Italia scelta da Ferrari. Purtroppo non sarà così.

Giunti, partito con il secondo tempo in prova è saldamente in testa, quando sul finire del suo turno di guida, si troverà davanti una 512M che scarta bruscamente finendo sull’erba, non lasciando alcuna possibilità alla 312P che si schianta contro la Matra ferma senza benzina nel bel mezzo della traiettoria dove la stava spingendo Jean-Pierre Beltoise incoscientemente e contro ogni regola che ora si sta agitando di lato alla vettura. Commissari di pista e Direttore di Gara non … pervenuti. E’ un incidente pazzesco anche in un’epoca in cui di tragedie ne succedono molte in barba a una sicurezza inesistente, incidente nel quale purtroppo c’è una pesante responsabilità umana …

A cinquant’anni di distanza le polemiche si sono sopite, i protagonisti non ci sono più. Resta il grande rimpianto per quella bellissima speranza spezzata così stupidamente.