Giorgio Marzolla (29 maggio 1932 – 7 novembre 2022). Ricordi di Valerio Moretti e Stefano d’Amico.

Articolo pubblicato il 18-11-2022

Giorgio Marzolla (29 maggio 1932 – 7 novembre 2022). Ricordi di Valerio Moretti e Stefano d’Amico.

Valerio Moretti, storico e testimone oculare dell’inizio del collezionismo d’auto d’epoca, e l’amico Stefano d’Amico così ricordano il nostro Consocio (dal 1991) Giorgio Marzolla:

(Valerio Moretti) Giorgio Marzolla. Esperto speleologo, era stato introdotto all’automobilismo d’epoca da Giorgio Franchetti, figlio del barone Carlo, animatore del sodalizio speleologico romano, insieme al quale, ed ai suoi figli Mario e Giorgio, aveva condotto numerose importanti esplorazioni.  Naturale quindi che quando quest’ultimo, carismatico e solitario precursore del recupero delle superstiti testimonianze della storia del nostro motorismo, decise di impegnarsi nell’associazionismo, lo seguisse abbracciando in toto, quasi fideisticamente, la sua filosofia. Nell’inevitabile scontro con “La Manovella” la già esistente compagine romana, ritenuta troppo “goliardica”.  e nella successiva effimera stagione del CRADE, ebbe un ruolo importante per le sue indubbie capacità professionali: era “motivatore” per la formazione in Italia dei concessionari di una grande casa automobilistica americana.  Sportivamente, e soprattutto perché genuinamente appassionato, è stato, e con lui lo stesso indiscusso suo mentore Giorgio Franchetti, tra i firmatari dell’atto di  ricostituzione dell’unità del movimento romano.  Accettandolo, ma sempre rimpiangendo intimamente il passato.  Si è dedicato alla sua passione per il restauro, attenendosi rigidamente alla più corretta filologia, astenendosi giudiziosamente dalle “licenze poetiche” che il suo mentore poteva permettersi, forte di una differente formazione culturale di cui, per la sua assoluta onestà intellettuale, Marzolla sentiva la mancanza.  Curioso in ogni settore al punto, mi ricordava affettuosamente Giorgio Franchetti, da recarsi da lui con notes e registratore per farsi “spiegare” l’arte contemporanea, di cui Franchetti era collezionista ed esperto mondialmente riconosciuto. Con Giorgio Marzolla  Il restauro  italiano dell’automobilismo d’epoca perde un interprete onesto e rigoroso

(Stefano d’Amico) Giorgio Marzolla, un maestro e un amico se ne è andato in silenzio nel sole di novembre, tra le sue amate auto storiche e i tanti oggetti d’arte e di automobilia raccolti nel corso della vita. Una vita trascorsa mai in prima linea ma con una presenza attenta e costante nel mondo della nostra comune passione. Una presenza fatta di cultura e di ricerca, alimentate da quel nobile e fecondo gruppo di antesignani di cui faceva parte e con cui era cresciuto lui stesso. Erano quelli della prima ora, quelli che hanno dato vita e slancio al mondo “old timer”, il mondo che le auto le cercava persino nei rottamai pur di salvarle dalla mazza impietosa del rottamatore, un mondo ben distante da ogni forma speculativa che lo avrebbe alimentato negli anni futuri.

Giorgio Marzolla era il giovane tuttofare, vicino al barone Giorgio Franchetti, ai fratelli Mario e Valerio Moretti, uno ingegnere e l’altro architetto, ai fratelli Gianni e Nicola Bulgari, gioiellieri e raccoglitori di gioielli meccanici entrambi, a Lamberto Morini, antiquario e bon vivant, e al mitico ma polemico Angelo Tito Anselmi che lo cita nel suo “Cento italiane vive” del 1962, con Fulvio Carosi, Alberto Procovio, Luigi Castelbarco, ….

La Sua vita è sempre trascorsa nel mondo dell’auto, da quando, giovanissimo, teneva corsi di formazione e aggiornamento per i funzionari commerciali delle più importanti case automobilistiche e relative concessionarie ufficiali, Fiat, Ford e Alfa Romeo che amava particolarmente. Acquistò dalla stessa Casa una delle due famose e incredibili Giulia “Saragat” utilizzate per l’inaugurazione dei nuovi stabilimenti di Arese nel 1963.

Giorgio e Sua moglie erano una presenza viva e brillante nei più prestigiosi raduni negli anni ’80 con la loro Alfa torpedo verdina del 1928 e sono rimasti fino agli ultimi anni sempre fedeli alla loro unione e alla passione di una vita trasformando la casa di Crespino in un punto di incontro, simpatico e atteso, per condividere con tanti amici il gusto del bello e il profumo dei motori. Stiamo vivendo tempi di un certo sconforto e di costante decadenza, sono quindi felice che l’AISA voglia ricordare i tanti uomini che ne hanno costruito la storia, una storia affascinante d’altri tempi fatta di cultura e raffinatezza. Giorgio era tra loro.