In memoria dell’Ingegner Alessandro Colombo

In memoria dell’Ingegner Alessandro Colombo

Settantacinque anni tra moto e auto, dovremmo intitolare il nostro commosso ricordo della figura dell’ingegnere Alessandro Colombo, nostro Presidente onorario, scomparso il 1° luglio scorso. Dieci anni fa gli avevamo dedicato una monografia (la 96, “Sessantacinque anni tra moto e auto”, marzo 2012), rievocativa della sua lunga e fertilissima vita professionale, una carriera che in molteplici esperienze lavorative, tutte di alto livello, lo ha portato a lavorare con persone diverse e di grande notorietà, come Giuseppe Gilera, Alec Issigonis, Enzo Ferrari e con innumerevoli tecnici, progettisti, designer, piloti e responsabili di ogni sorta nelle aziende con le quali ha collaborato.

Alessandro Colombo, Sandro per gli amici, era nato il 14 marzo 1924 a Valbrona, in provincia di Como. Il Circuito del Lario, famosa gara motociclistica che si disputò negli anni Venti e Trenta, transitava per Valbrona e il giovanissimo Sandro iniziò ad essere affascinato dai motori. I suoi genitori, operai, avevano limitate possibilità economiche, ma soprattutto la mamma insisté perché dopo le scuole elementari continuasse gli studi. Conseguì il diploma di Scuola Magistrale, corso di studi scelto perché garantiva subito l’accesso al lavoro, ma durante l’ultimo anno, con un impegno intensissimo, Alessandro Colombo, da privatista, preparò anche la Maturità Scientifica, che conseguì con eccellenti voti. Tanto che il docente che lo aveva aiutato nella preparazione, quando si recò a ringraziarlo, replicò: “Sono io che ringrazio lei!” per il risultato eccezionale. Si iscrisse poi ad Ingegneria, al Politecnico di Milano, lavorando come disegnatore nello studio del professor Mario Speluzzi, per guadagnare qualche soldo. Si laureò nel 1947 (con un anno di anticipo rispetto al normale corso di studi), nel 1948 fu assunto dalla OM, alla progettazione di materiale rotabile ferroviario. Alla fine del 1950 entrò in Gilera, come Capo Servizio Studi ed Esperienze, iniziando così la su carriera nei settori motociclistico e, in seguito, automobilistico.

È stato progettista indipendente, direttore di gruppi di progetto, consulente esterno, dirigente d’azienda. Nessun ruolo di indirizzo e di comando, nella sua lunga vita, gli è stato estraneo. Il campo prevalente della sua attività è stata la progettazione: in senso diretto o assumendo la guida e il coordinamento di uffici tecnici o di centri di progettazione. Alla Gilera trascorse un periodo indimenticabile, perché poté dedicarsi alle moto da competizione, allora in gara in tutta Europa. Già pochi anni dopo (1954) l’esperienza accumulata gli permise di mettersi in proprio, così da aprire uno studio indipendente con il quale avviò consulenze importanti come per la Bianchi e in seguito Ossa in Spagna, sempre nel settore delle moto sportive o da corsa. A questo periodo seguirono tredici anni presso la Innocenti (prima, nel 1958, come Responsabile Settore Sperimentale Auto e Moto, poi, nel 1960, come Direttore Ufficio Tecnico Auto): un passaggio dalle due alle quattro ruote effettuato con grande disinvoltura e capacità, fino a quando gli giunse una proposta che non poté rifiutare: nel 1971, dalla Direzione dellaFiat, per assumere la gestione sportiva della Ferrari.

Nel 1980 tornò alla libera professione, riaprendo un suo studio a Milano. Cominciò ad occuparsi di riviste tecniche del motorismo (alcune le ha dirette per anni) e, in seguito, a scrivere importanti testi di storia della motocicletta e delle corse motociclistiche, nonché delle automobili di Bianchi, Autobianchi e Innocenti. La cura nella ricerca delle fonti, il desiderio della precisione e dell’attendibilità del dato, l’attenzione ad accompagnare il testo con immagini che ne illustrino con ampiezza e dettaglio i contenuti sono evidenti nella sua opera di pubblicista e di storico del motorismo, che sviluppava parallelamente al suo grande lavoro in Aisa, associazione che contribuì a fondare (1986), di cui fu secondo presidente, dal 1988 al 2002, e poi presidente onorario fino all’ultimo.

L’ingegner Alessandro Colombo ha avuto importanti incarichi tecnici e dirigenziali: nella Federazione Motociclistica Italiana (Commissario Tecnico, in seguito Presidente della Commissione tecnico-sportiva) e nella Federazione Internazionale Motociclistica (Commissario Tecnico Internazionale, poi Vice-Presidente della FIM, infine membro del Technical Advisory Committee).

Uomo di tecnica ma anche di cultura, Sandro Colombo è un rappresentante di quella tradizione tipicamente italiana che completa la funzionalità della soluzione progettuale con il gusto estetico e il rispetto per la cultura, intesa nelle sue più diverse accezioni.

È stato collezionista di antiche mappe e carte geografiche, di preziosi oggetti in ferro dell’antica tradizione artigianale, in particolare di magnifiche chiavi e armi da fuoco dal XVII al XIX secolo, ed appassionato di musica classica.

Noi che abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo e frequentarlo per tanti anni, sia per la comune passione e appartenenza all’Aisa, sia per vincoli di grande stima e ammirazione verso di lui, ne ricordiamo la naturale assenza di egocentrismo, la massima apertura alle idee degli altri, la sua serena e precisa obiettività nel valutare i risultati delle ricerche e degli studi, l’innata autorevolezza con la quale esprimeva le sue opinioni. È stato un grande e ha fatto molto nella sua vita, e tanto di veramente importante. Molto ci ha lasciato, sotto forma di libri, testimonianze, studi, incontri. Ma ci mancherà la sua guida intelligente e mai prevaricatrice, la sua figura pacata e ferma di grande progettista e uomo.