Il fondo di Savonuzzi al Museo dell’Automobile

Articolo pubblicato il 20-01-2016

Il fondo di Savonuzzi al Museo dell’Automobile

La generosità della Famiglia Savonuzzi ha permesso al Museo Nazionale dell’Automobile di acquisire l’imponente documentazione conservata dall’ Ing. Giovanni Savonuzzi circa la sua attività di progettista svolta tra l’altro presso la Fiat, Cisitalia, Ghia e Chrysler.

Donatella Biffignandi, curatrice del Centro di Documentazione del Museo, ci ha preparato questa nota al riguardo.

ritrattoGiovanni Savonuzzi: un ricercatore instancabile, di soluzioni e di idee, un ingegnere capace di coniugare progettazione e stile, innovazione tecnologica e invenzione formale.

Lo si conosce poco, se ne è parlato raramente: forse perché visse molti anni all’estero, forse perché al suo nome si sovrappose quello delle aziende per cui o in cui lavorò.

L’occasione di parlarne oggi è dare ai nostri lettori una bella notizia: presso il Centro di Documentazione del MAUTO, a Torino, si è costituito (ed è perciò accessibile sia ai visitatori “fisici” sia online) il Fondo Savonuzzi, che raccoglie tutti i documenti donati nel 2015 al Museo dalla famiglia dell’ingegnere scomparso nel 1987.

Si tratta di fotografie, lettere, contratti, memorie, relazioni, manoscritti, disegni, che testimoniano una vita professionale ricca di “andate” e di ritorni, di idee e di progetti, di voglia di sperimentare, conoscere, innovare. Fu uno dei nostri pochi progettisti chiamato a lavorare negli Stati Uniti, dunque in bilico tra due mondi, quello americano, di cui ammirava la concretezza e il pragmatismo, quello italiano, per cui realizzò le sue cose più belle e stilisticamente celeberrime.

compressore motore aeronautico fiat A38 in wind tunnel fiat 1940Il compressore del motore aeronautico Fiat A38 (1940)

 

taruffi savonuzzi dusio torino 1946Piero Taruffi, Giovanni Savonuzzi e Carlo Dusio (da sin.) colla Cisitalia D46 (1946).

Laureatosi in ingegneria aeronautica al Politecnico di Torino nel 1940 (anche se ferrarese di nascita), nel giro di pochi mesi ricevette un’offerta di assunzione da parte di Fiat Aviazione, che non esitò ad accettare. Lì rimase per i cinque anni di guerra, occupandosi di esperienze, prove, collaudi e messe a punto di motori per aerei (quanti ingegneri automobilistici hanno al loro attivo una solida formazione aeronautica! Vedere su questo argomento anche la monografia Aisa 106, “Aerospecials”). Finita la guerra però, stante le rigide condizioni imposte all’Italia come nazione sconfitta, l’aviazione non dava molte garanzie di sviluppo e Savonuzzi colse al volo la possibilità di trasferirsi presso una piccola azienda di automobili sportive, fondata da un certo Piero Dusio. Ossia, la Cisitalia.

Il periodo che passò in questa azienda (1945-1947) fu forse il più esaltante e creativo della sua vita, o comunque quello che ricordò come tale. Per la prima volta gli fu chiesto non soltanto di progettare motori ma anche di occuparsi dello styling: e ciò che ne risultò passò alla storia. Si tratta del celeberrimo coupé 202, una vettura icona del bello stile italiano, una linea che fece scuola, segnò un’epoca, lasciò un’impronta indelebile, ed è tuttora presa ad esempio di forma pura e pulita. Quel coupé non fu il solo curato stilisticamente da Savonuzzi: ne seguirono altri, sia presso la Cisitalia

 

Mille Miglia 1948. La berlinetta Savonuzzi  (n. 7).cisitalia a MM 1948

                                                                                                                         

midget sva torino 1949

                                  1949, la SVA.

 

 

 (come la bellissima berlinetta Aerodinamica, Cx 0,19) sia alla Ghia, dove nel frattempo Savonuzzi, dopo tre anni in un’altra azienda ancora, la LMP, aveva deciso di spostarsi. Siamo nel 1953: la passione dello styling ha quasi preso il sopravvento nell’ingegnere, e dalla sua matita scaturirono capolavori come la Gilda, studio futuristico per la Chrysler, la Futura, per la Ford, la Supersonic, su telaio Fiat 8V, la 410 Superamerica, per la Ferrari. Ma nel frattempo c’era stata l’avventura della SVA, Società Valdostana Automobili, da lui fondata nel 1948 per costruire una monoposto azionata da un motore a 4 cilindri di 820 cc di cilindrata e compressore a palette,                                                                                            

dal peso di appena 375 kg. Senza dimenticare anche quella piccola incursione nei motori marini: suo il motore a 4 cilindri contrapposti , raffreddato ad acqua, di 998 cc, il Lesco, con il quale Carlo Leto di Priolo il 15 dicembre 1954 conseguì niente di meno che un record mondiale…

chrysler adventurer  La Chrysler Adventurer.

 Fu a questo punto che si aprì il grande capitolo dell’America. Lavorando in Ghia aveva rapporti continui con la Chrysler e non poteva non arrivare il momento in cui qualcuno gli propose di trasferirsi da loro. Infatti, arrivò.

                             

  Salone-Auto-Torino-1954-dietro-Adventurer-II-Savonuzzi-Exner-Segre 

E Savonuzzi si disse “perché no?”. Il primo anno fu assistente del Presidente dell’Engineering, quindi gli fu affidato il progetto di una vettura a turbina: fu la presentazione di quel progetto che gli valse la nomina a Chief Engineering Automotive Research della Chrysler. Ne scaturì una vettura d’avanguardia, perfettamente in grado di rivaleggiare con un’automobile tradizionale: eccezionale sotto il profilo delle emissioni, ma con ancora enormi problemi dovuti non tanto ad una carenza progettuale, quanto per l’aspetto energetico e per i costi di produzione proibitivi rispetto ai motori normali (una forbice di circa cinque volte: dai 160 dollari di un motore a pistoni ai 7-800 di un motore a turbina).       

lincoln futura concept car

La Lincoln Futura, 1956.

Arrivò perciò anche il momento del ritorno in Italia, in casa Fiat, dove continuò ad occuparsi di motori innovativi, a turbina a gas, di ricerca, di sperimentazione.

Lavorò fino all’ultimo, spaziando in vari campi fino all’astronomia: “perdo sere intere a cercare ciò che non trovo”, disse a Piero Casucci in una bellissima intervista pubblicata su Le Grandi Automobili nella primavera 1985, due anni prima della scomparsa.

Rimangono da indagare una quantità di progetti di cui si sa poco e si è scritto ancora meno, come quelli realizzati tra gli anni Quaranta e Cinquanta con l’officina Leone di Torino, una misteriosa vettura Savonuzzi con motore Maserati fotografata a Torino nel 1948, la F3 Falcone costruita insieme a Conrero, la splendida monoposto Sva che debuttò a Caselle… Ci auguriamo che il materiale donato al MAUTO e ora accessibile sia di sprone e di ausilio per rendere omaggio a questo nostro grande progettista, tutto da riscoprire.

 

Nel frontespizio la Ghia Supersonic, 1954

2 thoughts on “Il fondo di Savonuzzi al Museo dell’Automobile”

  1. giorgio sangiorgi says:

    Un sentitissimo ringraziamento alla famiglia Savonuzzi

  2. silvano cima says:

    Un grande esempio che non deve rimanere nascosto. Penso che sia anche un motivo della generosa donazione fatta dalla Sua Famiglia.

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